I toni che ci aspettiamo
A differenza di un immagine a colori, per la quale abbiamo un riferimento nel mondo reale, l’immagine in bianco e nero nell’era della fotografia digitale “abita” nel mondo delle infinite possibilità tonali e quindi ha la possibilità di avere potenzialmente interpretazioni creative infinite.
Tuttavia, ci sono ancora alcuni innate regole visive da seguire.
La questione della gestione del colore è diventata un aspetto significativo (e spesso difficile da decifrare) della fotografia digitale, semplicemente perché al giorno d’oggi abbiamo la possibilità, attraverso l’uso di versatili strumenti di regolazione, di “ottenere il giusto colore “,
la stessa cosa vale anche per le immagini in bianco e nero: ora è possibile convertire i singoli colori di un’immagine a colori in quasi ogni tonalità di grigio desiderata utilizzando gli stessi versatili strumenti di regolazione.
Tuttavia, a differenza delle immagini a colori, in cui possiamo utilizzare tabelle di colore riconosciute universalmente e profili colore che garantiscono un costante e “accurato” trattamento , durante la conversione in bianco e nero abbiamo solo il nostro “gusto” intrinseco di ciò che sembra essere giusto per effettuare la conversione stessa.
Per esempio, prendiamo i blu e viola, dovrebbero essere scuri, mentre I gialli dovrebbero apparire più luminosi, ma non è certamente una scienza esatta, non ci sono “Valori” universalmente riconosciuti per la conversione in scala di grigi dei diversi colori.
Non possiamo applicare una scala di “luminosità”che renda uniche le ombre di ogni colore in relazione alla sua lunghezza d’onda nello spettro visibile.
Prendiamo il rosso ed il blu come esempio: se noi utilizziamo una scala di grigi nella sua versione “classica” la lunghezza d’onda di questa scala tradurrebbe i colori rosso e blu uno come grigio molto chiaro ed uno molto scuro, o viceversa.(perchè colori che vicini agli estremi dello spettro visibile). Tuttavia, questo spesso non accade. In alcune routine la conversione di base del blu e del rosso in grigi produrrà un tono simile.
Pertanto, senza una qualche forma di dispositivo per la misurazione e la conversione dei colori in scala di grigi, siamo tornati a fare affidamento sulle sole nostre aspettative di come i colori vengono convertiti in tonalità quando si esegue la trasformazione in bianco e nero. Ma non dovremmo vedere questa “variabilità” come una battuta d’arresto nella ricerca che ha come obiettivo obiettivo una scala di grigi precisa. Invece, combinata con la versatilità della moderne tecnologie di conversione, la mancanza di una scala misurabile di grigio ci permette di sperimentare i toni ed il loro impatto creativo. Prendiamo, ad esempio, un’immagine che ha forti colori di contrasto, con le tecniche di conversione di oggi è possibile creare due immagini completamente diverse, due diverse interpretazioni di bianco e nero.
La cosa più vicina ad un insieme di valori che definisce una scala di grigi è stata proposta dal poeta e scienziato tedesco Johann Wolfgang von Goethe nel suo libro “Teoria dei Colori”. Egli ha dato valori relativi, che vanno da chiaro allo scuro, il colore giallo ha 9, 8 l’arancio, 6 il rosso ed il verde,4 il blu, e 3 il viola. Tuttavia, Goethe esplica chiaramente che la sua teoria si basa non su un’analisi sistematica della luce, ma piuttosto sull’esperienza e la sua personale percezione.